La profezia che ci muove

Appunti di viaggio (4 Luglio 4 Agosto 2022)

Lascio ancora una volta l’Italia e l’Europa con il suo carico di tensioni irrisolte e atterro ancora sul continente africano con il suo carico di speranze tutte da realizzare.

Un viaggio duro. Dopo due anni e mezzo di lookdown, mascherine e igienizzanti, credo che il mio sistema immunitario si sia impigrito perché non ho mai avuto tutti questi problemi intestinali e reazioni esagerate ad ogni piccola sollecitazione esterna. Ma questo non mi impedisce di sentirmi pienamente dentro l’esperienza, di entrare in contatto con la gente ascoltando con tutta calma, senza cedere alla cattiva abitudine di sovrapporre le parole interrompendo l’interlocutore e senza l’impazienza di chi «non ha tempo da perdere». Questo mi rimette in un equilibrio interiore tale che né la dissenteria, né le fragilità fisiche riescono a turbare.

Nei giorni lenti e calmi di Kissidougou, ritmati dal canto degli uccelli e dallo schiamazzo dei bambini, lontano dalle suonerie cibernetiche della messaggistica istantanea e dai ritmi frenetici di uno mondo che ha sostituito la cura con la produzione, l’attenzione con l’efficienza, emerge sempre più forte la consapevolezza di essere davvero dentro una transizione storica che fa appello alla responsabilità di tutti e richiede un di più di creatività. La sensazione è quella di chi ha il privilegio di guardare le cose con la giusta distanza critica da poterle valutare in modo diverso: come chi guarda la città dall’alto di un monte e ne rivaluta le proporzioni, ne soppesa le criticità con la chiarezza che nessuno può avere rimanendo immerso nella giungla di cemento.

Ebbene: c’è bisogno di profezia! La città uccide tutti i suoi profeti e continua ad affidarsi a sedicenti salvatori che pagano studiosi di marketing per trovare formule semplici da ripetere come mantra per trattare problemi complessi che nessuno di essi ha davvero compreso! Sulla polvere dei profeti passeggiano portaborse dai tanti volti, ragionieri di numeri vuoti e avvocati di leggi senza etica.

La città soffoca per mancanza di profezia. Chi ha davvero una visione d’insieme? Chi ha l’audacia di sognare e nello stesso tempo la pazienza di analizzare la complessità del reale senza semplificazioni funzionali all’esercizio di un potere o all’affermazione di una propria egemonia?

Occorre, lo dico con convinzione, riappropriarsi di quella profezia di una umanità inedita che né la religione né la scienza sono state in grado di tenere viva!

La religione non ascolta neppure i suoi profeti ed è ancora troppo impegnata a difendere dio dall’ideologia secolare e a cercare di salvare i pochi privilegi rimasti alla sua chiesa che ribolle di tradizionalisti nostalgici di tempi in cui l’Impero le accordava i suoi favori in cambio della sua benedizione e del suo appoggio. Mi sento profondamente vicino a tutti le donne e gli uomini di Fede, religiosi o no, che credono possibile quell’umanesimo integrale che Gesù di Nazareth chiama Regno di Dio e che molti hanno cercato assegnandogli nomi e forme diverse. Mi chiedo: abbiamo davvero compreso Francesco D’Assisi che chiamava ‘sorella’ l’acqua? Non faceva solo della poesia! Francesco, che “conosceva i segreti delle cose” – come dice di Lui Tommaso da Celano – rendeva esplicita quella intima correla zione tra l’acqua e l’uomo. Questa conoscenza non può essere ridotta alla formula chimica H2O e, men che meno, alla pura riduzione dell’acqua a mezzo, o peggio, a merce! Sono stufo della Chiesa che va in chiesa, tutta intenta alla sua autoconservazione, credo nella Chiesa che raccoglie con entusiasmo la profezia di Francesco D’Assisi e della Laudato si di papa Francesco e, intorno a questa luminosa profezia, lavora per unire menti e cuori in una solidarietà planetaria. E a proposito di acqua: ma Italia è ancora un paese democratico se, nonostante il referendum del 2011, l’acqua continua ad essere sempre più oggetto di privatizzazione e mercificazione? Ma c’è ancora la costituzione secondo la quale ‘il potere apparterrebbe al popolo’? Non voglio neppure toccare il tema delle prossime elezioni politiche e della possibilità che ci è data di votare chi riteniamo davvero capace! Mi trovo in un paese governato da una giunta militare, la gente non ha scelto chi li governa… ma non sono sicuro di provenire da un paese dove, esercitando il diritto di voto, mi sarà data davvero l’opportunità di scegliere chi dovrà governarci!

Ma torniamo ai profeti. Abbiamo davvero compreso l’enormità di quanto papa Francesco sta compiendo in questi giorni con il suo viaggio in Canada? Lo vediamo con i curiosi copricapo di penne colorate e magari pensiamo che sia una cosa indegna per un “pontefice”. Ma questo è un viaggio penitenziale! E le popolazioni originarie di quelle terre hanno colto la portata di questo gesto di umiltà e di riconciliazione. Storcano pure il naso i nostalgici di papa Alessandro VI che il 6 maggio 1493 scriveva ai re di Spagna ringraziando le loro Altezze per aver inviato Cristoforo Colombo “a cercare isole e terre remote” e dopo aver ricordato che tra tutte le opere accette alla divina maestà “ce n’è una che risalta in maniera particolare… che i popoli barbari siano vinti e condotti alla fede” e arriva a dichiarare in quanto “vicario di Gesù Cristo” e dunque monarca supremo della terra, che egli dona e assegna ai sovrani “tutte le isole e terre trovate e da trovare, scoperte e da scoprire”. Deliri di onnipotenza di tempi teocratici che speriamo siano per sempre finiti! Quando nel 1985, Giovanni Paolo II si recò in Perù, una delegazione di indios andini, tra i quali Ramiro Ranyaga del Movimento Tupac Katari (kechua), gli consegnò questo messaggio: “Noi, indios delle Ande e dell’America, abbiamo deciso di approfittare della visita di Giovanni Paolo II per restituirgli la sua Bibbia, perché in cinque secoli essa non ci ha dato amore, né pace, né giustizia. Per favore, riprenda la sua Bibbia e la restituisca agli oppressori, perché loro più di noi hanno bisogno dei precetti morali in essa contenuti. Infatti con l’arrivo di Cristoforo Colombo, in America si sono imposti una cultura, una lingua, una religione e valori che erano propri dell’Europa”. Le violenze di ogni genere subite dai minori indigeni nelle scuole cattoliche del Canada sono conseguenza di una cultura in cui la religione viene imposta con i metodi dei colonizzatori che trattano le altre culture come inferiori. La memoria di questi orrori è stata coperta per troppo tempo da un’omertà vergognosa. E Francesco, con il peso dei suoi anni e delle sue fragilità compie gesti di verità e di riconciliazione senza i quali non ci può essere alcuna possibilità di ritorno alla freschezza della Fede basata sul Crocifisso Risorto e non sui deliri teocratici di una chiesa Imperiale.

Lo dico con chiarezza: io sono orgoglioso di avere come guida profetica papa Francesco! Ritengo che il vento dello Spirito di Dio che non lascia riposare la polvere, soffi forte nelle sue parole e nei suoi gesti!

Poi c’è la scienza. La razionalità illuministica vantava di averci liberati dall’oscurantismo religioso. Ci ha dato il progresso scientifico e tecnologico a cui dobbiamo molto! Ma la ragione non ha mantenuto le promesse messianiche che aveva avanzato con le stesse cadenze religiose assolutiste che tanto aveva criticato. Ecco ora la scienza alle prese con le sue contraddizioni! Prometteva di salvarci da tutti i mali ma oggi, se c’è un male che occorre davvero temere, è esattamente lo stesso potere consegnato dalla scienza nelle mani dell’uomo! Oggi sappiamo con certezza che, se l’apocalisse ci sarà, non verrà per i fulmini scagliati dal cielo ma per la stupidità delle scelte compiute qui in terra. Non sono i religiosi apocalittici o gli invasati fanatici a lanciare il monito del pericolo della fine, sono gli scienziati stessi!

L’impostazione dualista del metodo scientifico che contrapponeva soggetto e oggetto, prometteva che l’uomo-soggetto, con la sua ragione tecnologica, avrebbe dominato la realtà ridotta a oggetto. Lo ha fatto! Ma ora è la realtà a ribellarsi alla sua riduzione a “cosa”!!! La ragione ha dimenticato la poesia! Il delicato segreto di ogni cosa! Tutto è diventato funzionale al dominio e al profitto. Ma il cosmo è più che una cosa da dominare: è Madre, è Vita, è Casa, è Bellezza, è Armonia… Quando capiremo che l’oggetto è parte del soggetto?! Non si può di spremerlo a vantaggio del dominio!

Prendiamo l’Italia: in questi giorni è alle prese con la più grande crisi climatica e idrica che abbia mai visto! Ed è solo un assaggino della completa irrazionalità del sistema che consideriamo “moderno” e “tecnologico” ma che sta mostrando il suo volto più irrazionale, più tragico e autodistruttivo. Prendiamo l’Europa, alle prese con una guerra di aggressione assurda da parte della Russia ai danni dell’Ucraina, una guerra che rischia di degenerare nel peggiore degli incubi che le armi atomiche evocano. Una guerra che nessuno dice di volere ma alla quale l’unica risposta che si è capaci di dare, è di impiegare le risorse sempre più scarse, non per il sociale, non per il lavoro, non per rilanciare l’economia… ma per produrre più armi e per aumentare il potenziale distruttivo! Cosa c’è di razionale in tutto questo? A cosa servono tutta la conoscenza e tutti i progressi scientifici se poi li usiamo per l’autodistruzione?!

I bambini de La Pépinière salutano gli amici italiani

Ed io sono qui, nel cuore dell’Africa che brulica di vita. Che ci faccio qui? Ha senso essere qui nel cuore di una cultura del tutto marginale all’etnocentrismo occidentale? Non so rispondere se la coscienza di questo cambiamento d’epoca potesse emergere in altro modo ma da qui mi è tutto più chiaro.

Non sarà giunta l’ora di riconciliarci con il mondo??! Non sarà questo il tempo di trattare l’oggetto (biosfera) come una parte del soggetto (umanità) e di cominciare a rispettarlo?

Non sarà giunto il momento in cui finalmente l’homme depasse l’homme, il tempo in cui la storia si apra alle possibilità umane ancora inespresse e inedite?

Non sarà il tempo in cui rinasciamo finalmente liberi dall’istinto preumano del dominio e capaci di assumere la centralità della biosfera come criterio delle nostre scelte?

Non sarà il tempo di narrare una storia diversa da quella che narrano i conquistadores, una storia che includa la memoria dei perdenti e il loro punto di vista?

Non sarà giunto il tempo in cui chiamiamo le cose per nome e la smettiamo di raccontare la favola di quelli che “li aiutano a casa loro” e cominciamo dire con chiarezza l’amara verità che noi siamo quelli che “rubano a casa loro”?! Che noi siamo quelli che pagano le mafie d’oltre mare per creare i nuovi campi di concentramento e bloccare i flussi di quelli che scappano dalla povertà e dalle guerre che noi stessi abbiamo generato?!

Non sarà il tempo di una analisi più lucida che ci permetta di risalire non solo alle radici cristiane dell’Europa ma, ancora prima, alle radici culturali vetero-europee del cristianesimo. La freschezza dell’annuncio evangelico, è stato riformattato da una cultura dove:

il potere conta più delle persone; la proprietà privata è più sacra della originaria destinazione universale dei beni che servono per la vita; il sacrificio (possibilmente degli altri) è l’unica strada della salvezza mentre la misericordia e l’amore sarebbero dei bei sentimenti che attengono alla sfera privata ma che nulla hanno a che fare con la realpolitik.

Non sarà il tempo di tornare alla Fede nel Dio di Gesù Cristo, padre dei piccoli e dei poveri, dei vinti e degli esclusi, delle vittime del potere sanguinario che continua a crocifiggere il Figlio dell’uomo?

Non sarà il tempo in cui finalmente ricominciamo ad ascoltare i folli, i poeti, i sognatori e i visionari?

Non sarà giunto finalmente il tempo dei profeti?

La profezia intende il futuro come luogo di una pienezza possibile, denuncia l’inaccettabilità della realtà presente e pone le basi per una realtà in cui diventa praticabile l’incontro tra il possibile e il reale.

Ci piace pensare che con i progetti di GuineAction noi siamo nel cuore di questa profezia.

Ci piace pensare che, in questa terra tutt’ora oggetto di un feroce sfruttamento colonialistico da parte dei paesi occidentali, GuineAction si pone in completa discontinuità perché non è interessata alle immense ricchezze della Guinea, è interessata all’amicizia con il popolo guineano.

Ci piace pensare che, senza la pretesa di risolvere il mondo, umilmente proviamo a ripartire da un investimento concreto sulla scuola perché siamo convinti che il mondo poggia sulle spalle dei bambini che studiano.

Ci piace pensare che la cultura sia l’unica strada per un’etica planetaria in cui il rispetto della vita in tutte le sue forme sostituisca definitivamente le logiche nazionalistiche e sovraniste che prevedono la violenza verbale, psicologica e fisica come male necessario.

Crediamo fermamente che la cultura sia l’unica via per risvegliare una coscienza planetaria per la quale, il ripudio della guerra non è più solo una formula scritta su carta ma la consapevolezza profonda di un legame che unisce tutti e tutto in un destino comune che sarà di pace o non sarà.

Crediamo fermamente che ogni cultura merita di essere conosciuta e che lo scambio interculturale è la strada maestra per una umanità capace di generare il nuovo.

Crediamo che il vero modo di vincere è con-vincere!

E intanto qui piove!

Come vorrei che un po’ di quest’acqua scendesse lieve sulla nostra bella Italia! L’Italia e il mondo hanno bisogno della saggezza e della profezia africana più di quanto pensino, più di quanto siano capaci di ammettere. Si, mi auguro che piova! Che un po’ di quest’acqua che tutto rende vivo giunga a dissetare le labbra aride del vecchio mondo rendendolo capace di un nuovo umanesimo che sappia concepire un mondo senza nemici e senza armi, come profetizzò Isaia che vide le spade trasformarsi in vomeri e le lance in falci (Is 2,4)!

Alfredo

La Pépinière 12 Luglio 2022

Da un capo all’altro della terra, dalla notte dei tempi, l’uomo è costantemente in ricerca e si è dimostrato capace di continue scoperte. Anche se dal mio Continente talvolta si guarda all’Europa e all’Occidente con il desiderio di raggiungere lo stesso livello di progresso, noi sappiamo bene che la ricchezza di relazioni, che caratterizza le nostre culture, sono il nostro valore aggiunto, sono un capitale umano capace davvero di generare il nuovo! E’ la coscienza di un legame che ci unisce tutti la forza della cultura africana! L’identità non è qualcosa che si costruisce escludendo l’altro: capisco meglio chi sono solo quando mi confronto con chi è diverso da me. Il vero progresso, perciò, è nella capacità di creare, aver cura e salvaguardare i legami di amicizia.

Sono d’accordo con Alfredo quando pone il problema delle tematiche planetarie, di proporzioni tali che nessuna risposta può più essere individuale. Solo la coscienza capace di aprirsi davvero all’altro e di porsi come un “noi”, è capace di autentico progresso nella direzione di quel nuovo umanesimo che rende possibile la profezia di Isaia, di Michea e tanti altri che nella storia, hanno creduto possibile una umanità di fratelli e sorelle senza piu’ nemici da combattere.

Il nostro mondo in subbuglio, con tutto il suo carico di gioie e dolori, con le sue speranze e angosce, può ritrovare armonia solo rifacendosi a questa visione universalistica che trascende ogni concezione ideologico-religiosa o politica. I progetti di GuineAction che condividiamo con tutti voi, sono il nostro modo di partecipare alle criticità della storia attuale senza semplificazioni e senza pretese ma con la certezza di partecipare a rendere concreta una visione profetica che ci apre ad un orizzonte di speranza.

I proverbi sono il nostro modo di trasmettere la sapienza antica alle nuove generazioni, perciò mi piace concludere ricordandone uno: “non si può dipingere bianco su bianco, né nero su nero, ma l’uno ha bisogno dell’altro per meglio rivelarsi e affermarsi”.

Continuiamo ad incontrarci nella consapevolezza di far nascere qualcosa di nuovo, o meglio, di rinnovarci noi stessi con l’aiuto reciproco.

Dal 14 Agosto prossimo, fino alla fine di settembre, sarò in Italia e, con Alfredo e gli amici del Direttivo di GuineAction, vogliamo incontrare tutti i sostenitori e soci. Per meglio arrivare a tutti, cercheremo di organizzare incontri cittadini o zonali. Sarà l’occasione di riabbracciarsi e di consolidare la nostra amicizia.

A presto allora! Vi abbraccio tutti

Pierre

Pierre al lavoro con i ragazzi piu’ grandi, alunni de La Pépinière
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