Una testimonianza su Ebola a Guéckédou. Abbé Matthieu Kamano

 

Riportiamo di seguito la lettera che ci è giunta in questi giorni da Guéckédou. Abbé Matthieu (sopra nella foto) è il parroco della città. Don Alfredo a Luglio 20154 gli ha chiesto di scrivere per noi una testimonianza su quanto vissuto nell’ultimo anno dalla sua gente.

 

Guéckédou un anno con Ebola… e poi?

Durante la sua visita a Guéckédou nel luglio 2015, don Alfredo mi ha chiesto una testimonianza sul periodo in cui la febbre emorragica Ebola ha colpito il paese e in particolare la mia gente, al sud della Guinea. Ecco in poche righe quanto sento di poter dire in merito ciò che abbiamo vissuto.

Già da prima dell’annuncio ufficiale della comparsa del focolaio di Ebola in Guinea da parte del Ministero della Salute Pubblica, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, Medici Senza Frontiere, ecc., erano numerosi i casi di contagio nella prefettura di Guéckédou.

La nostra è una città di confine tra la Liberia e Sierra Leone, nella regione della grande foresta e alcuni affermano che la malattia sia venuta da oltre il fiume che segna il confine, ma è difficile affermarlo con certezza.

La reazione della gente alla notizia dell’epidemia è stata la stessa che in tutte le altre province e paesi contagiati: anzitutto la paura, tanta paura! Ad aggravare le cose erano le notizie contraddittorie che circolavano tra gli operatori sanitari. La cosa peggiore è stata la disinformazione o, peggio, la cattiva informazione da parte delle autorità e dei media. Tutto questo ha generato reazioni purtroppo anche violente e irrazionali.

Ci dicevano che per questa malattia non c’era alcun vaccino o trattamento sanitario efficace. Potete immaginare la psicosi collettiva che ne conseguì! Le opinioni più diverse e strane della gente si diffondevano. Per alcuni Ebola era addirittura “un nuovo progetto ideato qualcuno per creare l’emergenza e guadagnare a spese della gente”. Qualcuno dubitava perfino di Medici Senza Frontiere, perché erano loro ad organizzare il centro di emergenza, e da quel centro si usciva solo morti. La disinformazione e la psicosi hanno favorito la rapida progressione di questa terribile malattia del tutto sconosciuta alla gente.

Occorre considerare che la città di Guéckédou con la sua gente fu già vittima di altri drammi e atrocità: le incursioni dei ribelli nel 2000, epidemie di colera, la malaria, l’AIDS… ed ora ci mancava solo la febbre emorragica del virus Ebola emersa improvvisamente in questa prefettura tanto martoriata! La coscienza del popolo era davvero scossa!

Al di là di queste difficoltà, occorre però anche evidenziare il coraggio di tanti nella lotta per l’eradicazione dell’epidemia. In pochissimo tempo, arrivarono molte istituzioni internazionali come l’OMS, MSF, l’UNICEF, PAM, CICR e le istituzioni nazionali. Dobbiamo riconoscere gli sforzi enormi degli operatori sanitari (molti medici e infermieri hanno pagato con la vita la loro dedizione ai malati!) ma anche dei leader religiosi, dei saggi, dei giovani e di tanta gente comune. Molto hanno fatto per aumentare la consapevolezza e l’informazione nella popolazione. L’opera coraggiosa di tanti ha davvero aiutato a fermare la catena di contagio nella nostra prefettura che era l’epicentro della malattia.

Dio sia lodato e a tutti dico il mio grazie.

Ebola è finita, lasciando dietro di sé una scia di morte, di vite umane stroncate dal morbo e di famiglie ferite negli affetti. La gente si sente in un vicolo cieco e la situazione resta molto precaria e drammatica; tutti si attendono disposizioni utili a far ripartire l’economia e migliorare le condizioni di vita della popolazione a tutti i livelli perché quello che è accaduto non si ripeta. Ma dagli episodi tragici del 2000 fino ad oggi, nulla è stato fatto dalle autorità nella direzione della ricostruzione, tutto quello che si è fatto è opera della gente. Temiamo che un altro focolaio di chissà quale malattia possa colpirci da un momento all’altro senza le adeguate disposizioni da parte delle Istituzioni Nazionali e Internazionali. Ci sentiamo esposti perché nulla si fa per migliorare le condizioni sanitarie.

Nella coscienza collettiva poi c’è un pensiero ricorrente che deriva da una costante: ovunque ci sono ribellioni, lì insorgono epidemie! La prefettura di Guéckedou in Guinea è stato teatro di guerra nel 2000, quando l’attacco dei ribelli è venuto da Liberia e dalla Sierra Leone e da allora ogni tanto spunta fuori una epidemia che colpisce duramente la popolazione. Ci chiediamo, e rimane una domanda: è solo una coincidenza?

Noi lanciamo un grido d’allarme a tutta la comunità internazionale e alle loro istituzioni per attirare la loro attenzione al post Ebola a Guéckédou. Cosa rimarrà, per la città che è stata l’epicentro della malattia, in termini di infrastrutture, di miglioramento delle condizioni sanitarie e di vita delle famiglie? La questione è di vitale importanza per noi.

A tutti voi, amici di GuineAction onlus e a te don Alfredo un sincero ringraziamento per l’opportunità che mi date di esprimere il mio pensiero e le preoccupazioni per la mia gente.

Il mio più sincero augurio di buon Natale felice anno nuovo. Dio sia benedetto. Amen!

Guéckédou, 14 dicembre 2015

Père Matthieu KAMANO

Curé de la paroisse st. Philippe de Houidou/Guéckédou

LDiocèse de Kankan/R. Guinée-Conakry

Le foto che seguono sono state fatte da don Alfredo a Luglio 2015:

La bellissima città di Guéckédou

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L’ospedale della città con il pronto soccorso

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Cartelli che avvisano la gente sulla realtà di Ebola e sulla sua pericolosità

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L’opera di don Pierre e dei volontari per distribuire l’amuchina e gli altri presidi sanitari inviati dall’Italia

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Don Alfredo in uno dei presidi di controllo gestito dalle autorità sanitarie locali e due sorelle orfane di padre, uno dei medici che ha pagato con la vita la fedeltà al proprio lavoro.

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Un bimbo orfano di padre e di madre a causa della malattia.

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