Un investimento sul futuro

Da bambina sentivo spesso mio padre ripetere questa frase: “A chi ha fame non dare un pesce ma insegna a pescare”, a sottolineare che se si dà un pesce quella persona mangerà una volta sola ma se le insegniamo a pescare mangerà sempre e la si renderà autonoma…
Sono due anni che, con la mia famiglia, attraverso l’associazione Guineaction, sostengo allo studio un bambino, il piccolo Patrice, in Guinea…
Sabato 28 maggio, presso la Chiesa di S. Eramo, vengo invitata, dall’associazione, a partecipare ad un incontro dei sostenitori con don Pierre, che opera sul posto, don Alfredo, presidente dell’associazione e Annalisa Bertrand, che presenta il suo ultimo libro “Pozzo e cenere” scritto dopo aver fatto un viaggio in Guinea e dopo aver conosciuto don Pierre. Annalisa racconta del suo incontro con don Pierre chiamandolo “l’angelo nero” e di come porta lei e le sue amiche su un cumolo di calcinacci da cui si vede, per il momento, solo un muretto ma che è il suo sogno… Si perché, da ormai cinque anni, don Pierre e don Alfredo stanno lavorando per rendere reale un grande sogno: costruire una nuova scuola, perché bambini, ragazzi e giovani di Kissidougou possano studiare in una scuola a loro più vicina e in aule meno affollate di quelle che ci sono (50 alunni per aula in una scuola privata e 100 in una pubblica), perché, dicono, “La conoscenza è pane”. E qui scopro che, inconsapevolmente, sto partecipando ad un progetto più grande del solo sostenere Patrice allo studio, sto aiutando l’associazione ad “insegnare a pescare”.
Don Pierre, un uomo con un grande sorriso che coinvolge e che ti colpisce con la frase: “…il vostro niente è molto per noi… voi non siete sostenitori e soci ma membri di questa famiglia…” e non posso che essere d’accordo con lui perché, solo se mi sento parte integrante di questa famiglia posso condividere con loro quel sogno, posso farlo mio, perché voglio per i bambini della Guinea lo stesso che voglio per i miei figli: che la cultura e la conoscenza facciano parte di loro. E, don Alfredo, che ha negli occhi quell’entusiasmo che ti rapisce e che dice: “…non è che si tratta di fare la carità ma di dar loro un motivo per non andare via dalla loro terra. La storia la facciamo noi…”
Già la storia la faccio anche io, la storia sono io con le mie decisioni e le mie azioni, con il mio stare da una parte piuttosto che da un’altra…
Oggi, sulla mensola della sala di casa nostra, dove ci sono le foto dei membri della nostra famiglia, mio marito ed io, abbiamo messo la foto del piccolo, grande Patrice che, non è più solo il bambino che sosteniamo allo studio ma è, diventato per noi, il simbolo del sogno sognato, alcuni anni fa, da un giovane sacerdote della Guinea e che sta diventando realtà.

Elvira Tortora

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